
No, due di picche.
Una stagione da incubo, culminata con la retrocessione sancita dall’ultimo posto in classifica.
Le premesse per la stagione 1962-1963 erano ben altre, soprattutto guardando questa foto.
Da sinistra, il brasiliano Fernando, lo svedese Rune Börjesson, l’altro brasiliano Faustinho e l’altro svedese Lennart Skoglund. Di quest’ultimo, tratteremo doverosamente in uno speciale a lui esclusivamente dedicato. Del quartetto che vediamo sopra in posa, Nacka era probabilmente l’unico accreditato delle stimmate del fuoriclasse, ma a Palermo fu solo ‘fuori’ dall’undici titolare. Mentre il carioca José Ferdinando Puglia, meglio noto come Fernando, merita anch’esso un focus, qui appena abbozzato.
Cresciuto nel Palmeiras (la ex Palestra Italia), centrocampista offensivo schierabile anche come seconda punta (in Brasile con José Altafini formò una coppia di ‘doppio’ centravanti), arriva ad indossare la maglia Rosanero nel 1961, dopo due ottime stagioni in Portogallo (57 presenze e 58 reti con lo Sporting Club di Lisbona). Celebre l’aneddoto che lo vede incontrare, sull’aereo che lo porta in Sicilia, il mitico Helenio Herrera, tecnico della Grande Inter, il quale gli propone un periodo di prova in maglia nerazzurra. Fernando rifiuta, volendo mantenere la parola data (altri tempi). Herrera se la lega al dito e non lesina critiche al giocatore per le sue prestazioni, ma anche lo stesso giocatore non dimentica. E così, il 04/03/1962 realizza una rete decisiva proprio contro l’Inter, che costerà lo scudetto ai meneghini. Non pago, preleva il pallone dal fondo della rete e lo porta fino alla panchina del Mago. Un siparietto che si chiuderà a tarallucci e vino negli spogliatoi, con le scuse in salsa sudamericana. Due le stagioni di permanenza in maglia rosa, caratterizzate da 62 presenze e 13 reti. Dopo la retrocessione del 1963, si trasferirà al Bari, per chiudere in patria al Bangu. Soltanto tre invece le apparizioni ed una marcatura a referto con la nazionale verdeoro. José finirà tristemente in miseria, delapidando i risparmi: ci ha lasciato recentemente, all’età di 78 anni.
Passiamo a Börjesson, che arriva in prestito dalla Juve. Ex capocannoniere del campionato svedese in due occasioni, risulta meno prolifico, poiché schierato in una posizione più arretrata. Delle dieci marcature realizzate in due stagioni, una è proprio contro i Bianconeri. Per Fausto Pinto da Silva, in arte Faustinho, il calcio è solo una parentesi: rientrato in patria, si darà all’edilizia.
Riguardo Skoglund, per il biondo svedese non si trattava del classico canto del cigno: dopo l’esperienza sicula, il piccoletto tornò a casa e grande. Fu di nuovo leggenda.
Dario Romano
ILPALERMO.NET