
Muñoz, Moreno, Pedernera, Labruna y Loustau. Una filastrocca che ogni appassionato del futebol conosce a memoria. È la celebre ‘Máquina’, partorita dal giornalista uruguaiano Borocotó sulle pagine de ‘El Grafico’. Un quintetto offensivo da leggenda: in Europa solo la storia del Real può vantare tanta manna. Li chiamavano anche ‘Los Caballeros de la Angustia’, quell’ansia che ti attanagliava fino all’ultimo, perché potevano farti male fino al fischio finale. Quando ‘El Maestro’ Adolfo Pedernera lascia la squadra per l’Atlanta e poi la Plata e la Pampa per la Colombia, il meccanismo s’inceppa. Alla macchina serve un nuovo carburatore e torna alla perfezione con un vero campione. Un fenomeno: Alfredo Di Stéfano. La Saeta Rubia, un cavallo purosangue per un motore che torna a ruggire e a volare. In tutti i sensi, perché l’allievo raggiunge il maestro nella casetta a Bogotà. E qui entra in gioco un altro Caballero di razza: Santiago Vernazza. Ghito attira l’attenzione del River per la sua media realizzativa al Club Atlético Platense: segna un goal ogni due match. Con i Los Millonarios tanta grazia si può ulteriormente aggraziare e va in porto l’affare. C’è da lavorare, perché la tecnica è da affinare. Ma questo nuovo Caballero, ha il suo cavallo di battaglia nel controllo della palla e nella potenza. Stop e tiro al volo ed è sentenza. Il ricamo è nei piedi di Walter Gómez: l’uruguaiano predilige la trequarti, ma si alterna con l’argentino al centro dell’attacco. La media goal di entrambi rimane di tutto rispetto, ma non arriva certo ai livelli del quintetto leggendario. La Macchina si è di nuovo inceppata: questi due non sono figli della casa. Dove ti insegnano un’altra filastrocca: parte dal cuoio e finisce con la mucca, perché sulle sponde della Plata si gioca palla a terra, o a filo d’erba che dir si voglia. In più, le sirene del Mediterraneo mandano echi assordanti ed inducono a tentazione. Parte Walter per Milano, ma i milioni ai Rossoneri arrivano dal Palermo, che piazza due colpi forte: uno al cerchio, l’altro alla botte. Ed è un cerchio tondo per davvero: visibilmente sovrappeso, gioca al rallentatore ed anche sporco. L’età non è proprio quella del passaporto, come la sua classe che non è acqua, ma un’altra cosa è Vernazza: la botte, qui, è di ferro. Quello rovente. ‘El Botija de oro’ non era scarso, ma in Rosanero ha fatto il bidone. In Sudamerica, un’istituzione: peccato. Santiaghito, invece, ci ha mostrato di che pasta è fatto un campione. Ecco l’ansia, ecco l’angoscia: alla Favorita le penne, ci si lascia. El Caballero si prende del capitano la fascia e ci spalanca la mascella: non solo quella, anche le porte. E inizia una tradizione: da Martegani a Pastore, da Vázquez y Dybala fino al Matusa, quel Santana che ancora balla. Qui, del tango, non ci si stanca: grazie ai nostri Caballeros della Pampa.
Dario Romano
ILPALERMO.NET