
Dante Di Maso è stato per 55 anni al primo posto tra i goleador di tutti i tempi del Palermo in SERIE A, superato da Fabrizio Miccoli durante la stagione 2009-2010. Era sparito completamente dai nostri radar, come spesso accade nello sport: la memoria degli appassionati per caso, è troppo corta. La velocità, il suo punto di forza. Il vizietto per il goal, il suo marchio di fabbrica. Donne, calcio e Grande Torino, le sue passioni. Il destino è comunque in agguato, per un’ala che avrebbe potuto giocare al fianco di Valentino Mazzola. Il consiglio del padre dirotta Dante in Sicilia e lo allontana dallo schianto di Superga. Chissà, se anche la pipì di una farfalla può scatenare uno tsunami, un Di Maso in Granata avrebbe potuto riscrivere il romanzo della pedata. La poesia, in questo caso, sta tutta all’ombra del Pellegrino. Un assaggio in Rosanero nel 1947-1948 (sei presenze, una rete). Dopo l’esperienza di un anno all’Arsenale Messina, torna al Palermo e ne fa la storia. Tra il ’49 e il ’55 ben quarantuno reti (una valida per gli spareggi) in 158 gare: quaranta è tanta roba e record, prima dell’avvento del Romário del Salento. Tanto rosa, nella vita di questo attaccante: sensibile sotto porta e alla vista di una bella e dolce donna. La più importante della sua vita, sua figlia, sparisce in circostanze tragiche ed ecco bussare il nero. L’amaro prende corpo, come il Morbo di Alzheimer. Ci pensa il brutto anatroccolo con i piedi di velluto, a farlo tornare alla ribalta: a farne le spese, soltanto il primato, quello che in molti avevano dimenticato. La maglia: una delle più belle di sempre. I laccetti al collo la rendono unica: è l’effetto british style. Il temperamento, da gran portento. Il goal, uno scherzetto: che ghigno. Dante aspetta il fischio d’inizio: vuole segnare ancora e godersi la serata. Un lupo, che ancora non aveva perso il vizietto.
Dario Romano
ILPALERMO.NET