
Dopo averci fatto sognare con il Palermo dei picciotti, ecco arrivare, per la stagione 1996–1997, il primo straniero Rosanero dalla riapertura delle frontiere (della pedata). Prendilo dall’Olanda, possibilmente di colore e munito di trecce, ed ecco infiocchettato il nuovo Gullit. Arriva Ronald Hoop e…oplà, la frittata è fatta. Frittata già a buon punto, viste le scelte di Arcoleo & Co. di sostituire l’asse verticale della squadra (escluso il difensore centrale) Berti-Iachini-Scarafoni con Bonaiuti-Favi-Saurini. Quest’ultimo, non disputò una pessima annata (sedici le sue reti), ma del lavoro sporco del ‘falso nueve’ Scarafoni e del contributo delle altre due colonne portanti, in termini d’esperienza, non si poteva fare a meno: scelleratezza. Ma torniamo al nostro virgulto: sette presenze, una sola rete. Eppure, addetti ai lavori mi giurarono che in allenamento il van Basten nero (soprannome ufficiale, non scherzo), non era poi così male. Ma non somigliava a Gullit? Oggi non ha più le trecce, spero per sua scelta e non per altri motivi: potete vederlo sul suo profilo Facebook. Ah, dimenticavo, arrivò pure il marocchino: sua maestà Abdelaziz Dnibi, nell’estate ’96. ‘Non in grado di sopportare i carichi di lavoro’ per Ignazio Arcoleo, a causa del Ramadan (era musulmano praticante). Due sole presenze, per un totale di 53 minuti. Un digiuno interrotto negli ultimi quindici giorni, per avere una chance: ma il digiuno del campo, non ebbe fine. Dalla disfatta contro il Lecce, una retrocessione inevitabile. A scongiurare un fallimento dietro l’angolo, la cavalleria cala da Roma. Retrocessi e salvi, in tutti i Sensi.
Dario Romano
ILPALERMO.NET