
Un tappeto verde che più verde non si può. Si chiude così questa stagione, con un verde speranza e gli occhi spiritati di Schillaci. Il manto della Favorita ristrutturata per l’imminente mondiale non lo posso dimenticare. Anche la finale contro la Lucchese, con Bresciani che ruba il pallone al portiere Pinna (di nome e di fatto) e fa detonare uno stadio che è bomba e bolgia. Finirà ai rigori, che ogni appassionato di calcio odierà per tutta l’estate. Uno specchietto per le allodole, comunque, quel terreno. A detta dei giocatori, non si stava in piedi. Il campionato è invece avaro di emozioni. Uno dei peggiori della mia vita in Rosanero. Chiudiamo a tre punti dalla promozione, rimandata di una stagione. Dalla radiazione, ben cinque anni in totale per tornare in cadetteria. E dire che oggi è ancora più difficile. Il Palermo allenato da Liguori non si presenta male, ai nastri di partenza. Difesa e centrocampo sono da categoria, ma l’attacco è da anemia. La prima rete arriva alla quinta giornata, quando si espugna Francavilla. Si prosegue battendo il Catania, che è sempre cosa buona e giusta (in casa, ma siamo sempre esiliati al Provinciale di Trapani) con un nuovo golletto. A Casarano reti bianche e finalmente due marcature al Siracusa. Abbiamo subito un solo goal, a Brindisi, che non è Barletta, ma altrettanto come disdetta, in otto gare. Poi, la svolta. Una battuta d’arresto, contro la Campania Puteolana, desta un Palermo con la difesa di ferro e che comincia davvero a far sul serio. Si vola, con qualche vento contrario, fino all’uragano. Uno scugnizzo che si chiama Gaetano e la mette di bella. Quattro reti al Casarano di Musella meriteranno un capitolo a parte, per una triste storia. Come l’epilogo del torneo, deciso da due cadute inopinate al cospetto della Ternana e del Giarre, con quel campo in terra battuta che è la nostra battuta d’arresto. Era forte quel Palermo, che si rialza troppo tardi e segnava di rado, soprattutto ad inizio campionato. Ci precedono in quattro, la stessa formazione Gialloblu etnea e la Casertana, con Salernitana e Taranto promosse. Un dato su tutti: appena diciannove reti subite. Il Giarre e la capolista pugliese ancora meglio, diciassette in totale. Era il calcio di allora. Pressing e contropiede per farsi belli, catenaccio ossessivo di fatto. Inizia Italia ’90 e mi riprendo la casa che tanto mi manca. Un sogno chiamato Totò, un cigno da ammirare. Ma neanche van Basten mi ha fatto divertire.
Dario Romano
ILPALERMO.NET