ROSA, GRIGIO E NERO

PALERMO E ALESSANDRIA

Per sentirsi maturi, tra i grandi, devi dimostrare di saperci stare. Il primo esame, per il Palermo che debutta in SERIE A, è superato a pieni voti. Non è un fuoco di paglia: la compagine Rosanero si ripeterà anche nelle stagioni successive. Tempi duri per tutti, tra due conflitti mondiali che hanno lasciato e lasceranno il segno. Unica consolazione, il benedetto calcio. Da godersi in un impianto tutto nuovo: lo stadio del Littorio. Tribuna coperta, gradinata capiente, curve appena abbozzate ma assiepate. Sta già stretto, il nuovo salotto. Per prenderci posto, bisogna attendere la terza giornata: i primi ospiti, sono i Felsinei, che impattano a reti bianche. Che squadra, quel Bologna, che tremare il mondo fa. Nomi altisonanti, da Monzeglio a Maini, da Sansone a Schiavio. Non scherza neanche il PalermoBlasevichBancheroScarone e Radice infiammano i cuori e le aree avversarie. La prima affermazione arriva al quarto appuntamento: un minimo scarto targato Américo Ruffino. Si tratta di un’ala argentina, che in cinque anni la mette trenta volte. Ma il vero fuoriclasse della squadra è Héctor Scarone‘La Borelli’ mette la sua firma in calce alla prima vittoria in trasferta, contro i Granata di Libonatti. Dalle foto, si evince che il Torino è sceso in campo in maglia bianca, come la sua bandiera a fine partita. Il massimo torneo, appannaggio della ‘Juve del quinquennio’, vede ridimensionate le altre piemontesi: non sono più i tempi della Pro Vercelli e del celebre ‘Quadrilatero’. Non c’è il Novara, il Casale arranca, ma l’Alessandria non molla. I Grigi Mandrogni, in quegli anni, vanno spesso a braccetto proprio col Palermo. Allenati dall’ungherese Ferenc Molnár (avvicendato dallo svizzero Heinrich Bachmann), chiudono a più sei dalla retrocessa Bari (appena sotto i siciliani), rischiano nel successivo campionato, chiuso per entrambe a due sole lunghezze dal baratro, mentre nella stagione seguente il binomio si fa avvincente. Arrivano settime, in compagnia del Napoli e sopra un modesto Milan. Fino alla separazione ai danni proprio del Palermo, che torna tra i cadetti quando il Bologna interrompe il dominio bianconero e l’Alessandria tiene ancora botta. Ma solo per una volta: la retrocessione, è dietro l’angolo. Da sottolineare la presenza assidua di tecnici stranieri, sulle due panchine: per i piemontesi, oltre ai già citati, tocca all’austriaco Franz Hänsel, poi all’ungherese Otto Krappan (rilevato da un altro austriaco, Rudolf Soutschek), fino all’ennesimo connazionale, Karl Stürmer, che farà posto agli italiani Elvio Banchero e Ottavio Piccinini. Stesso trend, ma più contenuto, all’ombra del Pellegrino, con i magiari Gyula Feldmann a Károly Csapkay, quest’ultimo più longevo del primo. La foto colorata è relativa alla miglior stagione del periodo per entrambi i club. Al Littorio, il 21 di Aprile, Palermo-Alessandria si chiude con il punteggio di due reti a zero per i Rosanero. Partita aperta e chiusa in due minuti: vantaggio di Blasevich e raddoppio di Piccaluga dal dischetto. Un verdetto scritto dal quarantesimo del primo tempo. All’andata, un pirotecnico 4-2 a favore dei Grigi: anche qui, finisce in parità, considerando l’esito del match di ritorno. Per quella sfida che sarà una rarità, almeno in SERIE A: un bel miscuglio di rosa, grigio e nero.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

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