
Nemo propheta in patria. Locuzione latina che vuole indicare la difficoltà delle persone di emergere in ambienti a loro familiari, esclusa la città di Palermo. Da Tanino Troja ad Ignazio Arcoleo, da Gaetano Vasari ai vari Massimiliano Pisciotta, Ciccio Galeoto ed i fratelli Tedesco, fino a Nino La Gumina ed Hera Hora. Non a caso, il ‘Palermo dei picciotti‘ ha toccato i nostri cuori nel profondo. Alcuni ci hanno provato, rischiando di far venire giù uno stadio: mi riferisco a Giancarlo Ferrara, innescato da Topolino Tanino per il pari in extremis contro il Cesena. Santino Nuccio, ad esempio, con lo stadio pieno in ogni ordine di posto, finiva col farlo crollare per davvero. Tempo inclemente, pochi astanti: cosa si sono persi. La rovesciata perfetta, ai danni della Juve Stabia. La zona Cesarini per cuori forti. Il Palermo della rinascita è sostenuto dalle reti di Casale, D’Este e Nuccio. Presente anche per una promozione seguente, fallita per un niente. Un piccolo, grande attaccante, che non ha vissuto l’epoca dei social o dei Rosanero in SERIE A, ‘godendo’ di una popolarità limitata a coloro che amano questi colori per davvero. Ha fatto il suo e l’ha fatto bene: in silenzio. Mai una parola di troppo: ad urlare di gioia, ci pensavamo noi, grazie alle sue reti. A qualcuno può dar fastidio, ma quando a buttarla dentro è un tuo concittadino, il piacere è doppio. In più, leggevi la formazione e lo vedevi sempre in campo, il nostro Nuccio. Che ti faceva sentire più tranquillo: avevi il tuo profeta, nella tua patria. Tascabile come un Santino.
Dario Romano
ILPALERMO.NET