ZAMPALANDIA

Il pensiero di fine anno corre diritto verso di lui, che lo ricorderà come il peggiore della sua vita. Non sopporto la speculazione sui mali altrui: se non esistessero i likes, sarebbe molto meglio. Per questo mi metto da parte, quando un personaggio di rilievo del mondo Rosanero ci lascia. Ma Zampa c’è ancora: forza, vecchia volpe con il cuore a pezzi. Il nostro, lo hai fatto battere forte, sempre. Le abbiamo battute tutte, con squadroni che da queste parti non potevamo neanche lontanamente immaginare. Una galassia lontana lontana, quella benedetta SERIE A che ci hai riportato dopo trent’anni e tanti affanni. Il preludio a tutto il resto: quanta manna. L’Europa, onorata al debutto e snobbata in seguito, per un malcostume ormai certificato. Le scoperte, alcune fallaci ed altre azzeccate, come le scelte. Purtroppo, caro Maurizio, nel calcio gli errori si pagano a caro prezzo. Mettiamoci anche che la memoria è corta e la torta che ci hai servito in una tavola ben imbandita, a qualcuno, è sembrata sempre sguarnita. Sono tra coloro, pur sapendo di sbagliare. Ma non sbagliavo, quando ho appreso dell’abbandono lagunare e del tuo sbarco in pompa magna alla Conca. Che hai reso d’oro come una volta, ma con un prezzo da pagare. Mi ricordo gli aggiornamenti delle rose nel secolo scorso: quando si arrivava al Venezia, le mani finivano immancabilmente nei capelli. Come per l’avvicendarsi degli allenatori: non ti sei smentito, su entrambi i fronti. Walter Novellino, che ti affianca nella foto, è uno dei tanti. Mi hai pure infastidito, per le promesse non mantenute, per il clima perennemente arroventato, pure quando sembrava girare tutto verso il verso giusto. La goccia che ha fatto traboccare il mio vaso, già stracolmo: la troppa riverenza. Di una stampa asservita ed intimorita. Chi critica, perde la testa: allora, facciamo finta che vada tutto bene. Il giocattolo si è rotto quando l’entusiasmo iniziale ha perso, dopo aver preso, il sopravvento. Uno spettacolo fruibile lontano dalla sua arena, ben accomodati sul divano: l’inizio della fine. Spalti vuoti, neanche fossimo in terza serie. Non ci avrei mai creduto, se da giovane me lo avessero detto: il Palermo nel calcio che conta e la Favorita, poi Barbera, più vuota che piena. Ci hai messo del tuo, con quelle urla di troppo che annunciavano lo smantellamento. Da quel momento, fino al fallimento, il passo è stato più breve del previsto. Sceneggiate annesse che ci potevi risparmiare: dagli arabi agli inglesi, comprese le tue scatole cinesi. Guarda e passa, mi diceva Mamma: la sua vista lunga preannunciava il Mirri qualunque. Che non è oro e incenso. Ma facciamo chiarezza, una buona volta. Il male del Palermo, caro Maurizio, è il suo tifo stesso. Tu lo sai bene, altrimenti saresti ancora al tuo posto. ‘Mancano i soldi’ lo sentivo in curva tanto ma tanto tempo fa. Guarda qua: siamo punto e accapo. Il patron per eccellenza ha mollato e non ci resta che il mea culpa. Noi che ci abbiamo fatto un bel giro, nella giostra di Zampalandia. Ed è stato maledettamente bello. Tieni duro, ‘mangiallenatori’.  Il nuovo Cavani, il nuovo Pastore: piuttosto, il nuovo Zamparini. Questo aspettano, quelli che non hanno capito nulla: per nuovi padroni ricchi e scemi come ce n’erano una volta , per magnati appassionati dal nord calati, nella storia del Palermo e perché no, del nostro calcio, non c’è più spazio. La breccia, resta fissa nella testa: le abbiamo battute tutte, friulano. In bocca al lupo e grazie.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

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