
Anche gli Dei s’inchinano, al cospetto degli umani. Cui l’Olimpo non è precluso: quello del calcio, è riservato ai fuoriclasse. Ma le porte a tutti sono aperte. Basta saperci fare e quel coraggio che non guasta: per provare. Il boato a certificare che ci sei riuscito: stai toccando il cielo con un dito e non sei mica il solo. Con te, tutto un popolo: di fede Rosanero. ‘Il bel saraceno’ è palermitano, si chiama Gaetano ma per gli amici è semplicemente Tanino. Per i tifosi, è Troja: il più forte che ci sia. Nasce a Resuttana e nella Faldese si segnala: un piccolo club che dimora proprio alle falde del Pellegrino. C’è anche dell’altro, ma non è ancora tempo. Il virgulto impazza in PROMOZIONE e si guadagna l’occasione: un biglietto di andata e ritorno per e da Paternò. Una sorta di esame superato a pieni voti: alle falde dell’Etna, la solfa non cambia. Anche in SERIE D, il ragazzo dalla carnagione scura si prende la scena e guadagna il ritorno a casa. Stavolta, il promontorio più bello del mondo se lo godrà da protagonista e da professionista: Troja, è felice come una pasqua. Il debutto con il Palermo è col botto: doppietta alla Favorita alle spese del Trani. Non male, per un debuttante, lanciato col dovuto incoraggiamento dall’allenatore del momento: l’ungherese László Székely. Scorre il Danubio, sulla panca dei rosa, partiti forte nel campionato cadetto iniziato nel Settembre del ’64. Poi, il freno a amano e l’avvicendamento col ritorno di Cesto, per finire con Carlo. Facchini traghetta il Palermo, già stazionato all’undicesimo posto. La stagione da incorniciare per Giorgio Tinazzi, che supera la doppia cifra, mentre Troja la sfiora. Buona la prima, per la punta, che si erge a profeta in patria, tenendo botta in un torneo da tregenda. Dodici marcature e la salvezza per il rotto della cuffia. La vera notizia è che bisogna fare cassa e per Tanino, è pronta la valigia: destinazione, Brescia. La prima volta, lontano dalla sua terra, nella nebbia lombarda. Con la Leonessa, non si ingrana: per la prima vittoria, bisogna aspettare fino alla decima giornata. La doppietta dell’attaccante è una certifica: per Tanino, l’ulteriore gradino non è di troppo. La massima serie presenta il conto alla seconda stagione, ma non per l’attaccante: agli ordini di Azeglio Vicini, il Brescia arranca, ma non Troja, che fa il suo. È il cannoniere di una squadra che saluta la SERIE A, ma non l’accompagna nella mesta discesa. La buona novella è il Palermo di Carmelo Di Bella, il catanese artefice di una promozione inaspettata. Un’occasione troppo ghiotta: Tanino è il tassello giusto, motivato e ben collaudato. Sembra una favola, ma c’è anche la leggenda. L’ennesima doppietta, stavolta, non basta: Palermo-Napoli si chiude con un il gesto dell’ombrello di un indemoniato Altafini e con un elicottero atterrato addirittura in campo. Si disputa anche la COPPA MITROPA, la seconda e ultima partecipazione ad un torneo europeo, prima delle gioie del nuovo millennio. Ma il bello, sta per arrivare. Non per il Palermo, che ripiomba nel baratro. La stagione che incorona il Cagliari campione, ci vede infatti scivolare: mentre Tanino vola, da par suo. Due sole sconfitte per i sardi: contro l’Inter e alle falde: sempre del Pellegrino. Cross di Sergio Pellizzaro e colpo di testa in tuffo: Gigi Riva che s’inchina, la curva che esulta a squarciagola e Tanino è lassù, proprio a toccare il cielo con un dito. Non è l’ultimo gesto acrobatico: contro il Genoa, un’altra perla nello stesso teatro. Ed ecco la ‘chilena saracena’, dal sottoscritto colorata e narrata. Per il Palermo di Renzo Barbera e ‘Ninetto’ De Grandi, l’ultima risalita. L’ascensore si dirige verso il basso e Tanino saluta: destinazione Campania. Napoli, il Vesuvio. Non è proprio la stessa cosa, per un giocatore che ormai è più che un tifoso. Bollato come un bidone, l’attaccante scende di due categorie, fino in Puglia. Una decina di reti con i Galletti e l’esperienza inusitata al Catania, tentato più dalla ragione e non dal cuore: a guidare i Rossazzurri, c’è lo stesso Di Bella. Ma un Tanino ormai al canto del cigno, non se la sente di giocare contro il Palermo: chiede il cambio. Nulla di clamoroso, al Cibali. Mentre, al ritorno, neanche accetta la panchina e si accomoda in tribuna. Figuriamoci: non se ne parla proprio. Alle falde del Pellegrino, Tanino ci è cresciuto. E ha toccato il cielo: con un dito.
Dario Romano
ILPALERMO.NET