
Non è un vero e proprio allenamento. Siamo agli albori del football: giunto un po’ in ritardo, nello Stivale. Mentre al Nord si assegna già il titolo nazionale, nel meridione si inizia con lo scoprire, lo sperimentare. Il tempo per rimediare, non manca. Ignazio Majo Pagano, in tenuta da caccia ed in bianco candido in mezzo al campo di via Notarbartolo, è intento nel rudimento. Ha portato i palloni da Albione, mentre le maglie sono invece un insieme di bianco, rosso e blu. Ne scaturirà il primo completo che con i colori del Portsmouth FC non aveva nulla a che vedere. Ebbene, tenetevi forte, se ancora non lo sapete: i Pompey indossavano, guarda caso, una casacca rosa salmonato, ispirata ai colori dei tram in uso nella città portuale. Il resto, è storia. I primi calci nel terreno concesso dai Whitaker, la scelta azzeccata di una combinazione cromatica inconfondibile, le sfide della LIPTON CUP, assegnata definitivamente ai Rosanero dopo il disastro tremendo che colpì lo stretto. Poi il debutto, in una massima serie che si era data un nome: SERIE A. A lungo, un’ossessione: a tratti, lo zenit della nostra passione. Il trofeo del magnate del tè è stato fuso: un Sacro Graal che non figurerà mai nella sala coppe. A qualcuno verrà da ridere: non siamo mica il Milan, l’Inter o la Juve. Eppure, vi posso assicurare che il Palermo vanta una bella collezione. Cimeli accumulati in più di un secolo di storia: tra doni e scambi, tornei improvvisati e trionfi meno roboanti delle competizioni ufficiali. Io li ho visti: al Barbera, in una stanza che racchiude un tesoro che prima o poi rivedrà la luce. Per non parlare dei collezionisti, possessori dei pezzi più pregiati. Del resto, fate un po’ di conto: ad esempio, uno sportivo qualunque, anche un semplice dilettante. Che fatica a trovare spazio per i riconoscimenti vari ed eventuali: ne hanno accompagnato partecipazioni più o meno lusinghiere. Paragonate il tutto alla parabola di un sodalizio più che centenario ed il gioco è fatto. Pensate alla Pro Vercelli: in rete potrete ammirare qualcosa del genere. Le Bianche Casacche che figurano orgogliosamente nell’Albo d’oro del campionato italiano: la punta di diamante del celebre ‘Quadrilatero’ piemontese. Sette titoli, ma una sbirciata alla loro raccolta toglie il fiato: impressionante. Giù il cappello: per questo, quando il Palermo si appresta a scendere in campo, la prima sensazione che mi investe è il rispetto per l’avversario. Il blasone che porta, anche se vive tempi di vacche magre: ci siamo passati, li abbiamo vissuti ripetutamente. Partiti da quel terreno spelacchiato, con quei fiori di campo che lo rendevano macchiato e più ingiallito del dovuto. Nel mezzo, il nostro padre putativo. Da via Notarbartolo a Boccadifalco, il passo è un viaggio nel tempo lungo 122 anni. Tanta acqua, sotto i ponti. E tanta storia: quella, siamo anche noi.
Dario Romano
ILPALERMO.NET