LA JUVE DEL SUD

UNIONE SPORTIVA PALERMO 1951-1952

Diecimila lire. Una scommessa reale: non è una burla. Il Principe Raimondo Lanza di Trabia fa sul serio. Vuole sfidare la Juve, ma ci aggiunge il tocco di classe: in tutti i sensi. Si affida a Gianni Agnelli: chiede, scruta e, perché no, copia. Non gioca sporco: si è reso conto che, nel calcio, spendere non basta. Gli uomini giusti al posto giusto ed il gioco è fatto: il risultato, uno squadrone che fa sognare e dimenticare. Troppi fantasmi, allo sfondo e fino in fondo. Il Palermo, per Raimondo, è uno svago e sta per diventare un vizio. Il resto, è leggenda. Quella che vedete schierata alla Favorita è una delle formazioni Rosanero tra le più competitive di sempre. Un gradino sotto al ‘Palermo miracolo’, una buona spanna altrettanto prima dell’avvento del nuovo millennio, sotto il segno del zampariniano. Il complesso guidato da Remo Galli inizia la stagione della consacrazione col botto: la massima serie edizione 1951-1952 vede ai nastri di partenza un Palermo pronto all’assalto. L’obiettivo, è migliorare il decimo posto e dare fastidio alle grandi. Fino ad un certo punto, poiché il colpo grosso sembra anticipare le più rosee previsioni: il percorso verso la gloria, sembra accorciare i tempi. I meriti di ‘Gipo’ Viani, che col Presidente ne ha viste di tutti i colori, risultano evidenti. Il suo modulo, passato ai posteri come ‘Vianema’, nasce a Salerno e si evolve a Palermo. ‘Lo sceriffo’, che nel calcio italiano traccerà un solco bello grosso anche per vicende meno lusinghiere, modifica il ‘Sistema’ adottando una figura che per l’Italia pallonara sarà storia: il ‘libero’, che interpreti eccelsi porteranno a raffinare fino a farne un ruolo chiave. L’idea è chiara: contro avversari più forti, bisogna coprire la retroguardia senza vergogna. Il talento affidato al reparto avanzato, può fare la differenza e si può provare anche a vincere. Viani passa alla Roma, relegata in serie cadetta: lascia una squadra collaudata, già arricchita da elementi di spessore. Il fuoriclasse, è la ciliegina di una torta ben farcita. Helge Bronée non ha bisogno di presentazioni: è il danese, il più forte. ‘Cesto’ Vycpálek e Dante Di Maso lo sono altrettanto, ma il fuoco dentro è appannaggio del vichingo. Si parte forte e si evince che è proprio la difesa, a tenere botta. La squadra resta imbattuta fino all’undicesima giornata. La vittoria a Napoli, con le reti di Bronée e Giaroli, inorgogliscono un Principe che non crede ai suoi occhi. La scommessa con l’amico e rivale dall’altra parte dello Stivale non sembrerebbe azzardata. Un filmato d’epoca ritrae a bordocampo un Raimondo felice, partecipe alla festa dalla panca. Ma è un fuoco di paglia. I segnali che il giocattolo sta per rompersi arrivano presto: l’incornata a domicilio del Toro il primo segnale. La reazione col Padova prelude al tracollo, proprio a Torino, al cospetto di una Juve rivelatasi fin troppo forte. Gli italiani Ermes Muccinelli e la ‘Marisa’ Giampiero Boniperti, spalleggiano un sontuoso John Hansen. C’è del buono in Danimarca, altro che marcio. Il connazionale di Bronée risulterà capocannoniere di un campionato che in vetta incorona la Signora. Le milanesi ben staccate: il Milan campione in carica chiude a meno sette lunghezze. Il Palermo, d’altro canto, perde le sue sicurezze e si trasforma: in peggio. La difesa barcolla: con le grandi, imbarca troppa acqua e affonda. Una metamorfosi assurda: neanche il cambio al timone basta, per riprendere la giusta rotta. Guido Masetti, che ha fallito con la Lupa, retrocessa a mal partito, non fa meglio col Palermo. Una corazzata che deve accontentarsi di un anonimo undicesimo posto. Un passo indietro nella graduatoria, rispetto alla stagione precedente. Una serie utile rimasta a memoria imperitura ed un terzo posto a tre punti dalla vetta: a Natale, sotto l’albero, a Palermo qualcuno ci ha visto anche lo scudetto. Il progetto finisce qui: il Principe abdica. Passa la carica al Barone Carlo La Lomia. Poi, la stessa favola iniziata con una scommessa, finisce in tragedia: il nobiluomo ci abbandona. Prima Riva, poi Maradona. Ci han pensato loro, a rivoltare il calzino e realizzare i sogni di gloria del Mezzogiorno. A mezzanotte, invece, si spengono i rumori, i fanali. E si vede soltanto lui: un uomo in frack. Addio al Mondo: ma ai ricordi, no. Vero, Raimondo: era troppo bello, quel Palermo.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

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