BIANCO PALERMO

SOCIETÀ SPORTIVA CALCIO PALERMO 1977-1978

Rosanero, ma non solo. C’è anche il bianco, nella storia del Palermo. Che ha adottato spesso il candido colore per le gare lontane dal suo focolare e per rendersi ospitale: come in occasione di uno scatto splendido, che immortala una squadra schierata in un campo che non è certo il Bernabéu. Ovviamente, la compagine non è neanche il Real, ma spicca e luccica altrettanto, grazie ad un completo tra i più eleganti in assoluto. La cadetta in questione vivrà tra un anno la sua stagione del rimpianto: in finale di una coppa maledetta, cederà al cospetto di una Vecchia Signora. Madama è di una categoria superiore e tuttavia vedrà le sue streghe: in maglia rosa. Chiusa l’era Barbera, si apre un decennio che, per il calcio, è tutto oro. Dal Mundial in poi, gli anni ’80 aprono le porte al campionato più bello del Mondo. Per coloro i quali ‘esiste solo il Palermo’, è invece tempo per le vacche magre. Eppure, è proprio nel momento del bisogno che non la lasci sola. Il colpo di fulmine per la squadra del cuore colpisce una volta e te lo sfonda, quel muscolo che batterà forte fino a che morte non ci separi. E quando non si gioca alla Favorita, la caccia alla stazione giusta di una radiolina è la cartolina di una domenica con un solo pensiero in testa: quella maglia bianca. Accompagnata dai calzoncini neri e dai calzettoni immacolati prima del fischio d’inizio e anneriti alle strette finali. Dalle pugne lungo lo Stivale, il Palermo ne usciva spesso con le ossa rotte: un po’ come capitava spesso a chi calcava il campo alle falde del Pellegrino. Eravamo così e lo siamo stati a lungo: quasi invincibili in casa e inguardabili fuori. Leoni ed agnelli: fino ai tempi moderni. Quando ci si stropiccerà gli occhi: nel nuovo millennio, il Palermo è maramaldo, nel tempo e nello spazio. Vince dappertutto: all’Olimpico di Roma e Torino, a San Siro, al Franchi: demolito dai colpi ad effetto di un mostro chiamato Amauri. Altro che streghe: abbiamo fatto vedere i sorci verdi, a tutti. In maglia bianca. Fino in Germania. E non è finita: presto, targati Puma, torneremo a far paura. Undici leoni, li vedremo in casa con la tinta rosa. Altrove, ci andremo da Aquile: fatte per volare e per far male. Con la seconda maglia: bianca e griffata, senza tutte quelle scritte a sporcarne la tradizione. Ormai, secolare.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

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