TSUNAMILONGO

SASÀ CAMPILONGO

Via del mare, Lecce. Tira una brutta aria, per i Salentini. Ma l’onda della contestazione non è nulla, in confronto al disastro targato Campilongo. Il Palermo, avversario di turno, non se la passa meglio altrettanto. Insomma, il gemellaggio vira verso un confronto che potrebbe scadere nell’anonimato. Della serie, non facciamoci del male, a Via del mare. Ed invece, per i Giallorossi, arriva uno tsunami. Sasà Campilongo è il pezzo pregiato di un mercato sontuoso: i Rosanero, malgrado tutto, puntano in alto. Noi ancora non lo sappiamo, ma sono le ultime cartucce. Il piatto piange da un bel pezzo: qualche colpo ed ecco che non è più vietato, sognare. Questione di tempo: l’anno dopo, il sogno di una notte di fine estate si protrarrà fino al nuovo anno. Poi, il ritorno all’inferno. Che il 23 Ottobre 1994 spalanca le sue porte, intanto, al malcapitato Lecce. Il Paradiso, invece, è tutto per l’attaccante del momento: per una settimana buona, la ribalta è tutta sua. Non poteva essere altrimenti, dopo una manita servita con tanto di settebello. Il racconto inizia da una parata per parte: si gioca a viso aperto e Sasà spreca. A volte, in trasferta, un’occasione del genere capita una volta sola: a volte. Mareggini e Gatta vengono impegnati a più riprese, ma il primo a capitolare è il padrone di casa: Caterino mette in mezzo, dove la punta svetta ed infila di testa. Siamo appena al quinto: anche l’incrocio, nel frattempo, aveva avvertito l’estremo salentino che le gatte da pelare non sarebbero mancate. Infatti, per Petrachi, il tempo di aggiustare la mira non mancherà. Il pari di Biondo è un fuoco di paglia: Gaetano Salvemini non si agiti. Anche dalla panca si avverte che la giornata è quella giusta. Due minuti e Sasà impatta da uno spiovente che, stavolta, arriva da destra. Per colpire sull’invito dello scatenato Gianluca, non deve neanche saltare. E Gatta, neanche ci prova. Dieci minuti ancora e se lo vede arrivare tutto solo, quel satanasso indemoniato. Infilato di brutto, il Lecce si scioglie, mentre il Palermo cavalca un’onda sempre più grande. Tsunamilongo chiude il primo tempo sgomitando pure troppo sul povero Ricci, suo marcatore deputato e immolato ad una causa ormai persa. Ma la parte lesa sta in porta: la dinamica dell’azione, che porta ancora al goal, la rivedremo ad altri e ben più alti livelli al Franchi, quando Amauri infilzerà la Viola. Ma torniamo in Puglia, una buona decina d’anni prima. Piovono reti, per i Lupi. Puniti e traditi da Petrachi: il leccese di nascita è immarcabile. Ne dribbla due ed entra in area: ha aggiustato la mira, ma non si sa mai. Sembra Maradona, si avvicina per sicurezza alla porta ed è cinquina. In generale, non nel particolare. Che riserva l’acuto anche ad Antonio Rizzolo, che ha tutto il tempo di controllare, aggiustare il pallone e scegliere la sua destinazione: è la sesta rete, prima dell’atto finale. Che spetta al protagonista assoluto di una giornata soleggiata, destinata ad entrare nella storia: la statistica, nel calcio, conta, soprattutto quando arriva il botto. Il rumore è forte quanto il malumore locale, quando Campilongo completa il filotto: a Lecce, quell’aria brutta si è trasformata in qualcosa di peggio. Il tiro dal limite di Sasà chiude un conto da pallottoliere: sette reti, possono bastare. Cinque, portano la firma del numero nove. Ne parleranno in ogni dove, compresi i telegiornali nazionali. Poi, torna tutto come prima: anzi, peggio. Per il Lecce, la via per l’inferno è già lastricata: finirà ultimo, fanalino di coda. Per il Palermo e per Campilongo, il ritorno all’anonimato in campionato. Dodicesimo posto, a più tre dalla zona retrocessione. E le polveri bagnate del napoletano: che dopo aver cambiato casacche a iosa, esplode a Caserta ed implode in Sicilia. La media in laguna non è la stessa che in Campania, ma dall’attaccante che arrivava dal Venezia ci si aspettava una dote più confortante. Nove marcature, il computo finale, di cui cinque tutte a Lecce. Troppo poco, nel totale, per sognare. Ma Sasà Campilongo si gode il momento, almeno fino alla prossima gara. Se non è record, poco ci manca: Eguaglia Carlo Dell’Omodarme, che a Como fa cinquina una trentina d’anni prima. Dalle rive del lago a Via del mare, dove circola ancora un nome. Uno tsunami come l’uragano: da quelle parti, ha lasciato proprio il segno, Sasà Campilongo.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

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