
Back row L-R: Vanello, Troja, Bercellino, Reja, Ferretti, Ferrari.
Front row L-R: Bertuolo, Sgrazzutti, Alario, De Bellis, Lancini.
SERIE B
13st
L’avvio, è da tregenda. Si parte da Massa, in Toscana, con questa formazione che vediamo schierata allo Stadio degli Oliveti. Una rete per parte, un pari e patta come alla Favorita col Monza. Inizia così, per il Palermo, il campionato di SERIE B edizione 1970-1971. Che da Ottobre non lascia adito a speranze: si rischia grosso, con un filotto senza vittorie che perdura fino alla nona giornata. Il perentorio 4-0 ai Galletti scaccia parzialmente fantasmi e streghe. Non si vince e non si perde, si segna poco ma si subisce altrettanto. La sconfitta esterna col Cesena è parzialmente cancellata la domenica successiva. Un’affermazione di misura contro l’Arezzo, che è soltanto la seconda del girone d’andata. Si cade ancora in casa, al cospetto della Reggina, sempre a causa di un golletto: di troppo, anche per un gentiluomo come Renzo Barbera. Che fa la scelta giusta, per il presente e per il futuro: anche immediato. In panca, salta il catanese Carmelo Di Bella e subentra il vice: Benigno ‘Ninetto’ De Grandi. E la squadra si trasforma: si espugna la Puglia. Col Taranto, il giusto giro di boa. Si riparte battendo la Massese e trionfando in Brianza: due a zero al Monza. I Rosanero, hanno imparato a vincere, pur lontano dalle mura amiche. Un fuoco di paglia, ma a piccoli passi poco male, perché si risale. Senza far male, ma uscendone anche indenne: il pari arriva per ben sette volte, con tre reti realizzate e altrettante subite. Lo spettacolo latita: a non mancare, il segno della X, almeno fino alla disfatta rimediata in Puglia, stavolta non amica. La debacle col Bari è cruciale: il Palermo è punto nell’orgoglio e gioca un altro calcio. Tre successi e quattro pari lo mettono al sicuro dalla zona pericolo, ma soprattutto infondono nei rosa maggiore fiducia. La Reggina si conferma bestia nera alla penultima, ma quando i giochi sono già fatti. L’ennesimo pareggio contro il Taranto è il commiato al campionato di una lumaca che De Grandi farà tornare aquila. Il tecnico è un ex: dal ’51 al ’57, con intermezzo lampo alla Sampdoria. Un mediano vecchio stampo, abile in copertura ma dal piede educato. Non mancano i suoi assist, come il vizietto del goal. Si prende due soprannomi: nel bene e nel male, vuol dire che hai fatto rumore. Nel suo caso, per ragioni lusinghiere. Aldo Boffi, celebre attaccante dei Rossoneri pre guerra, lo chiamava Fiordaliso: fuori dal terreno di gioco, Ninetto sprizzava eleganza. Durante la sua militanza al Milan, per Gianni Brera era ‘il quarto svedese’: dopo il Gre-No-Li, c’era De Grandi. Il Palermo lo preleva proprio dai meneghini e lo promuove come primo allenatore, colto dalla disperazione. Una rivelazione: mattone dopo mattone, la luce e fuori dal burrone. Fino al colpo grosso. Le premesse non mancavano: ventuno pareggi, un’infinità, ma appena nove sconfitte, non tante come quelle delle tre promosse. Mantova, Atalanta e Catanzaro sanno soprattutto pungere. Un dettaglio da aggiungere nel bagaglio: ci vuole un mostro. Ci sarebbe già: si chiama Enzo. Ci farà fare un bel giro, a bordo della sua Ferrari. Dai piccoli passi al salto in alto: l’ultimo, fino al nuovo millennio.
Dario Romano
ILPALERMO.NET