
Luigi De Robertis, Fulvio Mosca, Metin Oktay, Fernando, Santino Maestri
US PALERMO
Basta un attimo: un semplice click ed è storia. Cinque giocatori in posa, col sorriso a prendere il sopravvento. Sullo sfondo, gli spalti vuoti del nostro teatro dei sogni e quel promontorio da scenario mozzafiato. La stagione da ricordare è d’eccezione: la ’61-’62, quando alla Favorita puoi ammirare le gesta del ‘Palermo miracolo’. Santa Rosalia non la si scomoda: a confezionarlo, l’ottavo posto, il Segretario Totò Vilardo e quell’undici da incorniciare. Le riserve, non stanno a guardare: c’è spazio per tutti, quelli bravi e quelli brutti. Nel senso ‘buono’ del termine: in quel Palermo, abbonda il talento, ma oltre al fioretto compare la clava. Necessaria, per una neopromossa che nella massima serie ci vuol rimanere. Finirà con lo stupire, tra vittorie leggendarie, parate straordinarie ed episodi da raccontare. Si comincia da sinistra, dove Luigi De Robertis fa bella mostra: l’ala giusta per le alte latitudini. Due stagioni in Rosanero, dove assaggia per la prima volta l’ebbrezza della SERIE A. Più di cento presenze nei Galletti baresi, prima del salto in alto dalla cadetteria: giunge in Sicilia e poi in Emilia, con la maglia del Modena. Per lui, un futuro curioso negli States: nato per volare. Fulvio Mosca guarda in alto, verso vette soltanto sperate. Tradisce le attese, le promesse di una carriera che è proprio all’apice. Protagonista della promozione, riduce le presenze ad appena dieci gettoni. ‘Il nuovo Pelé’ si rifarà tra le mura amiche. Il quel di Trieste, oltre all’alabarda, si prende la fascia: di capitano. Il Re, ma senza corona, è il turco Metin Oktay. Un campione, tra mille trucchi e pochi inganni. I numeri col pallone la specialità della casa, ma il campo a Palermo lo vede poco. Un peccato, perché la stella del Galatasaray era un autentico fuoriclasse dentro il rettangolo di gioco e proprio fuori di testa nel quotidiano. In patria, un Sovrano, idolatrato ancora oggi. La sua tragica scomparsa è l’amaro che subentra al dolce ricordo di quel Palermo, sorretto dalle parate di un mostro di nome Carlo. Mattrel si guadagna la Juve e la Nazionale, neutralizzando rigori e conclusioni neanche fosse un extraterrestre. E dire che la schiena fa le bizze, prima che ci si mettesse pure un tragico destino. Carletto, come il turco, è vittima di un incidente stradale fatale. Galeotto fu l’aereo, invece, per Fernando Puglia. Che durante il viaggio alato incontra HH e ne dribbla l’offerta. Helenio non ci sta, lo schernisce e le prende. L’Internazionale è battuta dalla sua rete e poi arrivano le scuse per un gesto irriverente. Il brasiliano è forte: è qui la festa, ma non basta. Perché si vince anche altrove, dove solitamente se le prende. Un bel quattro a due al Comunale e le Zebre espugnate. Che squadrone, quel Palermo, con Tarcisio Burgnich, Bruno Giorgi, Giorgio Sereni, Enzo Benedetti, Alberto Malavasi, Rune Börjesson e Santino Maestri. Il biondo che chiude il quintetto della foto farà meglio al suo ritorno, dopo un breve passaggio alla Sampdoria. Due reti appena e la doppia cifra nella seconda esperienza in maglia rosa. Ma non è più un Palermo da ottavo posto: quello che era passato in panca da Leandro Remondini ad Oscar Montez e, dopo un inizio balbettante ed un prosieguo promettente, ci suonò uno spartito scoppiettante. Musica, per le nostre orecchie e gioia per gli occhi. I sogni son desideri, ma anche i ricordi fan battere forte il cuore. Rosanero, in questo caso, con la foto mozzafiato.
Dario Romano
ILPALERMO.NET