UEFA CUP/EUROPA LEAGUE

IL PALERMO IN EUROPA

IL DEBUTTO

Un giorno, il Palermo andrà in COPPA UEFA. See vabbè.

Ed invece, la realtà supererà la SERIE A e quella che sembrava soltanto fantascienza. Perché al primo colpo si sfiora il colpo grosso: non è CHAMPIONS per un soffio, ma il gradino più in basso non è lo stesso niente male.

Per il debutto, l’avversario è alla portata. La formazione cipriota non fa spavento, ma è per altro, il malcontento. Per l’evento, al Barbera soltanto 13.047 astanti. Roba d’altri tempi: resta da stabilire quali. Si è già ingozzato, il pubblico palermitano. Il delirio è durato poco: troppe vittorie, troppi giocatori d’alto livello e ancora non abbiamo visto niente. Gli umani di oggi, hanno visto cose che non si possono dimenticare, ma io preferisco restare extraterrestre. Perché oggi, per il tifo rosanero, chi viene dalle stelle non si chiama Miccoli o Pastore. Ma coloro che assiepavano la Favorita in SERIE C e SERIE B, per anni ed anni. Una galassia lontana lontana ed il viale del Fante come a Copacabana. Se me lo avessero detto per davvero, del Palermo in Europa, probabilmente ci avrei creduto. Prima o poi, doveva capitare.

See vabbè, chiddici. Ma lo stadio più vuoto che pieno: roba da non credere. Per la cronaca, la sblocca Genio Corini già al sesto minuto: il suo calcio di punizione è sentenza. Sono passati appena cinque giorni, da quel piazzato che ci ha tolto a tutti il fiato. Ci prova lo stempiato e attempato Ketsbaia alla stessa maniera, ma non è cosa. Altro punto in comune con il nostro Capitano: la fascia al braccio. Dei piedi, non parliamone: sono comunque i migliori dell’Anorthōsī. Mentre del sedere, qualcosa possiamo dire: potrebbe poggiarlo in panchina, poiché è anche l’allenatore degli ospiti. La sfida isolana prende l’abbrivio siculo definitivamente alla mezz’ora: fallo in area su Terlizzi ed è dischetto per Ciccio Brienza, che di segnare non può far senza. Poi, la scena è tutta sua: Ketsbaia non molla e stavolta non sbaglia. Un match deciso dai tiri da fermo: il suo ennesimo su punizione gli sorride ad un quarto d’ora dalla fine. Dinamo Tbilisi, la stessa Famagosta, poi AEKNewcastleWolves. Ne ha viste di tutti i colori, il buon Temuri: qualche strega, l’ha fatta vedere anche a noi. Nella gara di ritorno: soltanto sorci verdi. Tutti per lui.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

HAKUNA MATATA, MAKINWA

La massima serie ritrovata, dopo più di trent’anni. Subito, un sesto posto che vale la qualificazione alla COPPA UEFA. Palermo sta vivendo un sogno, di quelli che no, non vogliamo proprio svegliarci più. Cambia comunque il timone: la sfiorata qualificazione alla CHAMPIONS LEAGUE induce Francesco Guidolin a lasciare il Palermo. ’Parlerò dopo…’, afferma, contrariato per la gara contro la Sampdoria a Genova, compromessa da un calcio di rigore inesistente: Fabio Grosso, la provvidenza dell’imminente Mondiale, il protagonista dell’episodio incriminato. Per affrontare la nuova stagione, Zamparini e Foschi attuano la prima rivoluzione: ci faremo l’abitudine. Arriva Gigi Delneri, il fautore del ‘miracolo Chievo’. Cambia il sistema di gioco: sarà zona pura. Lasciano ‘Zizou’ Zauli e Luca Toni, il lungagnone autore di cinquanta reti in due stagioni. Per il friulano, presto imboccherà il viale del tramonto: in realtà, sta svoltando verso quello del trionfo.

Per sostituirlo adeguatamente, arrivano due rinforzi tosti: l’‘Airone’ Andrea Caracciolo ed il nigeriano Stephen Makinwa. Il primo è un emergente: le caratteristiche fisiche sono quelle di Toni, in più aggiunge la velocità in progressione. Farà fatica ad emularlo, oscurato dalla sua ombra: prima incombente, poi sempre più ingombrante. Il secondo stimola di più la curiosità della tifoseria, ansiosa di innalzare il suo nuovo Totem. Le premesse ci sono tutte: Makinwa, tra Genoa ed Atalanta, nell’ultima stagione va a segno dodici volte, denotando fiuto per il goal, opportunismo, una discreta corsa, qualità tecniche e soprattutto ‘fame’. Marchio di fabbrica: la capriola ad ogni realizzazione. Comincia col botto, realizzando una doppietta contro il Famagosta. Una partita che temevo, poiché  all’andata abbiamo prevalso con una sola rete di scarto. Basta un golletto e siamo fritti. L’allenatore dell’Anorthōsī, Ketsbaia, stavolta smette i panni di giocatore e di capitano: si accomoda in panchina. La crapa pelata, in campo, resta quella del ‘Genio’. Una scelta perdente: si vede da subito che i ciprioti hanno perso la bussola. A Nicosia, pioveranno reti, tutte di marca Rosanero. Un uragano che si abbatte con arte tutto da una parte: la porta dei padroni di casa. A segno Caracciolo da subito, poi si dilaga nella ripresa. Ad intervallare la doppietta di un incontenibile Makinwa, quella di Santana. Ha segnato pure in Europa, l’uomo dei record in tutte le categorie, anche quelle che non mi sarei mai aspettato. Passiamo il turno, siamo nella fase a gironi. Il mese di Settembre si chiude alla grande, per il nigeriano e per il Palermo. Stephen è autore della terza rete che umilia l’Internazionale di Mancini, sotto di tre reti e poi riabilitata parzialmente dalle due di Cruz, che sciacquano la faccia dell’allora ‘Mister X’. Sembra il preludio di una nuova stagione d’amore: sarà l’anticipo di un film che abbiamo visto e rivisto. Delneri ci mette del suo: schiera sempre la stessa formazione, tra campionato e coppa. E i ragazzi scoppiano. Arriva così il quarto esonero dell’era Zamparini: ne abbiamo perso il conto. Makinwa volteggerà per altre quattro volte, poi viene ceduto alla Lazio. Quello verso la capitale, potrebbe essere il salto definitivo: sarà un volo nel baratro. Non vede più la porta, viene girato in prestito all’estero, persino in LEGA PRO, fino a chiudere in Slovenia. E mentre Luca Toni scala i vertici del calcio internazionale, trionfando in Germania per poi conquistarla tutta, il nigeriano smette i panni da gazzella della savana e si ritroverà sperduto in una giungla che non perdona: quella del Calcio. Hakuna Matata, Makinwa.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

BUONA LA PRIMA

Dopo Cipro, Israele. Mete suggestive, per la prima campagna europea dell’Aquila Rosanero. Che vola fino a Tel Aviv, ma non per fare una gita. Il Palermo di Delneri si è calato nella parte, partendo bene sia in campionato che che in coppa. Dopo il sorteggio della fase a gironi, scopriamo che il primo avversario si chiama Maccabi. Da non confondere con il più celebre sodalizio connazionale: i Verdi dell’Haifa. Il più modesto Petah Tiqwa ha appena raggiunto il suo apice storico: il secondo posto, proprio alle spalle dei più blasonati appena menzionati. Gli vale l’accesso in Europa ed un sogno di gloria. Ma la prima, è buona per gli ospiti.

Delneri lascia in panca Corini ed il sostituto, il romeno Codrea, ne veste i panni come si conviene: geniale, il lancio profondo per Ciccio. Che non si fa pregare: con un diagonale, Brienza porta in vantaggio il Palermo dopo appena undici minuti. L’abbrivio, è tutto per i Rosanero: Caracciolo sfiora il raddoppio, ma il portiere locale fa gridare al miracolo. A parte una conclusione dalla distanza di M’bamba, non si rischia nulla. Poi, la beffa, a pochi spiccioli dall’intervallo. Andújar è anticipato in uscita da Golan, pescato bene dal compagno Ganon: tutto da rifare. C’è da tremare, nella seconda frazione. Perché il Palermo ha accusato il colpo, mentre gli avversari sembrano più determinati. Fino alla mezz’ora, il pericolo pubblico è il brasiliano André Caldeira. Il brasiliano non è un goleador, ma fa sul serio. Una botta dalla distanza ed una al volo dal corner: ma il portiere argentino è ben posizionato e sventa. Poi, il segnale: il palo con la capoccia di Pepe, preludio al goal decisivo. Lo serve l’Airone: sarebbe stato meglio il contrario. Meglio ancora, quel che arriva dopo: da chi non ti aspetti. Ovvero Terlizzi, che inquadra la porta da attaccante navigato. Altro che Caldeira: la sua, di botta, è imparabile poiché all’incrocio. Stavolta, il Palermo, resta concentrato. Nell’immediato, un tentativo ancora di Gonan, respinto dall’attento Andújar e lo sguardo volge all’orologio. C’è tempo per Santana e Caracciolo: che ci provano, ma non pungono. Il risultato, è comunque assicurato. Una vittoria meritata, contro un avversario volitivo, ma decisamente alla portata. Il turnover è necessario, ma speravo non se ne facesse abuso. Può costare caro, al cospetto di avversari più quotati. La tendenza, tutta italiana, è quella di rischiare in coppa. Un malcostume che non ho mai digerito: il groppone che mi resterà in gola.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

STAZIONE BARBERA

Buona la prima, per il Palermo. Che a Tel Aviv strappa i tre punti e debutta tranquillo alle falde del Pellegrino. Per il secondo turno del gruppo, in Sicilia è attesa una locomotiva partita da molto lontano. Strano: anche il terzo avversario della competizione è rappresentato da un club ubicato a diversi km di distanza. Ma dopo i viaggi a Cipro ed Israele, i Rosanero stavolta attendono. Dalla Russia, ecco un convoglio del tutto particolare: allontanarsi dalla linea gialla. Alla stazione Barbera arriva il Lokomotiv Moskva. Espressione del Ministero per i Trasporti dell’Unione Sovietica, il sodalizio vede la luce nel 1922, accodandosi alle rivali cittadine che nella capitale abbondano. Spartak, CSKA, Dinamo e Torpedo spadroneggiano a Mosca e vasti dintorni. Eppure, i Ferrovieri si guadagnano spazio. Sgomitano fino al punto di comparire in un Albo ristretto: due coppe nazionali e poi il botto alla dissoluzione dell’URSS. Il team che sfiderà il Palermo di Gigi Delneri, ha trionfato in patria nel 2002 e nel 2004 e vuol fare bene anche in Europa. Tra gli undici agli ordini di Vladimir Eshtrekov, scorgiamo delle vecchie conoscenze del calcio nostrano, a cominciare da Francesco Ruopolo. In prestito dal Parma, solo una toccata e fuga l’esperienza estera dell’attaccante. La sua stagione migliore è di là da venire: con la Dea, soprattutto. Francisco Govinho Lima arriva in Italia nella stagione 1999-2000. Lecce, Bologna e Roma: con la Lupa, l’esperienza più longeva del centrocampista brasiliano più di lotta che di governo. Vivrà un’annata anomala: biglietto di andata e ritorno per e dal Qatar. Ma nella capitale russa, ad attenderlo, stavolta tocca ai Biancoazzurri della Dinamo. A Brescia, presto gli ultimi sprazzi di un certo livello. In panchina e nel finale in campo ecco il bielorusso Sergej Gurenko. Ex istituzione proprio dei Ferrovieri, fa la meteora coi Giallorossi, col Real Saragozza e col Parma. Torna alla base: per l’auge, attende ancora. Nelle vesti di allenatore, più vice che protagonista. Il capitano è l’estremo difensore: nulla a che vedere col Belpaese, ma Sergej Ovchinnikov suona familiare. Tra Lokomotiv, Benfica e Porto lo abbiamo visto spesso tra i pali in varie competizioni internazionali. Che dire: sta per iniziare una gara niente male.

Con tutto il rispetto per gli avversari sin qui affrontati, i russi sembrano di un’altra pasta. Nel Palermo, il rumeno Codrea rileva il Genio, mentre in attacco è Pepe a far coppia con l’Airone. Partono bene i rosa, con Caracciolo che fa a sportellate senza trovare la rete, ma una botta al naso. Tiene duro, finché non lo rileva, a pochi secondi dall’intervallo, l’evanescente Makinwa. Per il nigeriano, nessun colpo di rilievo: la vetrina internazionale, per le capriole, resta chiusa. Intanto, Mariano rischia grosso: il retropassaggio di González al connazionale Andújar è irregolare. Il portiere la prende con le mani, ma per la conseguente punizione in area di rigore nessun rischio: ribatte la barriera. Scampata bella, anche quando Khokhlov calcia alto a due passi dal dischetto. Nel finale della prima frazione, è Pepe a sfiorare la realizzazione: la testa non è il suo forte, ma il tuffo è opera d’arte. Il resto, è parte di un portiere che respinge da par suo: Ovchinnikov non è Lev Jašin, il mitico Ragno Nero della Dinamo, ma in quanto a presenza non scherza affatto. La ripresa si apre con un’altra opportunità per Pepe, che non inquadra la porta, ma è Izmailov che spaventa: ha solo un ostacolo da superare, l’estremo difensore. Ma spreca la clamorosa occasione a causa della sua imprecisione. Palermo, occhio al contropiede: se non puoi vincere, non la perdere. La Lokomotiv ci crede, mentre nei padroni di casa il solo a tentarci è ancora e sempre lui, Pepe: ma il portierone russo è un ostacolo troppo grosso. Vedo più nero che rosa, nel finale, con Khokhlov che sfiora ancora il vantaggio, ma con la testa di Barone è più preciso: una capocciata di frustrazione che gli costa l’espulsione. Le han prese, i Rosanero, un po’ ammaccati ma imbattuti. Un punto d’oro, rimediato al cospetto di un avversario più esperto, ben messo in campo e pronto a tutto. Resto soddisfatto: con tutto il rispetto per Cipro ed Israele, il primo match che mi fa sentire per la prima volta davvero in Europa è proprio questo. Quando al Barbera si fermò una locomotiva giunta da un Paese pur sempre lontano. Quello che oggi, purtroppo, ci fa tremare oltremodo e tutt’altro che per una partita di calcio.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

LONDON CALLING

Una telefonata da Oltremanica. Un tuffo al cuore. Che ha fatto il Palermo? Ha vinto, rete dell’Airone. Sì, possiamo volare. Ma ad Upton Park, bisognava esserci. Perché questa è storia. Farne parte, è tutt’altra cosa. WESTHAMINCHA, tra gli spalti bardati Rosanero. Non un’invasione vera e propria. Non è l’Olimpico, non siamo a Roma. Ma Londra chiama e ci si arriva da tutta Italia. Altri, direttamente d’Albione: ci pulluliamo e ci moltiplichiamo. Siamo dappertutto.

Il teatro è d’eccezione, il manto erboso eccezionale: lo spettacolo, può cominciare. Guidolin passeggia nervoso, nei pressi dell’area tecnica. Poi si accovaccia da par suo, come pronto a scattare. Dovrà immergersi fino in fondo, ma tutto d’un fiato. Non sa ancora che andrà liscia, come l’olio. Io intanto godo: vedere il mio club giocare come fosse in PREMIER LEAGUE, è soddisfazione. Lo stadio è da sogno, per gli inglesi vetusto: non esiste più. Non siamo soltanto indietro, ci distanziano anni luce. Lo chiamavano Boleyn Ground, poiché nel Castle munito di due torrette a fianco, ha soggiornato la povera Anna Bolena. Pure le formazioni, trasmettono brividi. Abbiamo avuto rose migliori, mentre tutti questi nomi, da highlights oltre frontiera, preludono alla malafiura. Alan Pardew, Manager dei locali, sembra Leslie Nielsen di Una Pallottola Spuntata ma fa sul serio: in avanti ha un nuovo asso a disposizione e lo rischia immediately. Getta nella mischia le novità Mascherano e Tévez: ordine e scompiglio. Insomma, gli Hammers fanno spavento. Lo style è British e ci hanno aggiunto il tango. Intanto, noi cominciamo a ballare, anche perché ci si deve riscaldare.

Il match parte a spron battuto, ma l’inizio è già perduto. Difficile staccare gli occhi da quell’atmosfera, dal vivo ancora più vera dei racconti del tubo catodico. Il terreno di gioco ti cattura: verde che più verde non si può. Beati loro: se da qui è il top, dal campo dev’essere uno spasso. Ma bisogna correre, pressare, ripartire, triangolare, tirare in porta: tranquilli, il Palermo si è calato e recita la sua parte. Mancano Corini e Amauri, due elementi che non si possono regalare, soprattutto in campo internazionale. Eppure, non si nota più di tanto, ma il rammarico resta alto. Il Genio sconta la squalifica per quel fallo di mano di Gelsenkirken che ha posto fine all’ottimo debutto nella precedente competizione, mentre il brasiliano ha già giocato in CHAMPIONS con la maglia del Chievo e non è arruolabile. Il plotone Rosanero è comunque un battaglione e non perde colpi. Quello del KO, lo assesta Caracciolo, imbeccato alla perfezione da Diana, messo in moto a sua volta da un recupero di Simplício. Lo scambio con Cassani, in sovrapposizione sulla destra, è uno schema da urlo, pronto a prorompere. Sull’altro fronte, si rischia soprattutto sulle iniziative dell’Apache. Ci prova prima e dopo la rete degli ospiti. Fa meglio Harewood, che timbra il palo dopo averlo rilevato. Troppo tardi: l’Airone, ha già preso il suo scalpo. Un tocco morbido, ad uccellare il malcapitato Carroll. Un’azione da flipper, con una pallina che ci farà impazzire. Per noi, dolce come una Cassatina. Per lui, dolorosa come l’artigliata di un vero rapace d’area: il suo territorio di caccia.

Dario Romano
ILPALERMO.NET

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