
Tanino Troja punta centrale e, sugli esterni, Sergio Pellizzaro ed Enzo Ferrari. Edoardo Reja accende la luce, affiancato da Carlo Lancini e Graziano Landoni. Mario Giubertoni e Franco Landri la diga centrale. A coprire le falle, Antonio Maggioni e Beppe Furino. Schierati ai lati, ma all’antica: senza fluidifica. Il monumento Tonino De Bellis che risponde ancora presente, soprattutto quando occorre. In porta, Giovanni Ferretti o Idilio Cei (Gianvito Geotti nella foto). In panca, Giorgio Costantini, Ido Sgrazzutti, Silvino Bercellino, Gilbert Perrucconi. Agli ordini di Carmelo Di Bella, una formazione che profuma d’amore. Perché c’è tanto Palermo, c’è tanto cuore Rosanero, per la stagione 1968-1969. La massima serie mancava da cinque anni, ma ci si siede a tavola senza tanti affanni. Due pari nelle ultime cinque giornate: i tre punti dalla zona retrocessione non traggano in inganno. L’undicesimo posto finale ci può stare. Le grandi cambiano colore e regione: Fiorentina campione, Cagliari fa le prove. Non le solite note, quindi: è ribaltone. Tre schiaffi in Sandegna, targati Riva e Boninsegna, poi reti bianche a Torino bianconera e al debutto in casa il pari di Pellizzaro su rigore, contro una Beneamata in vantaggio con Mariolino Corso, ‘foglia morta‘ passato recentemente a memoria imperitura. Segnali confortanti: ce la si gioca. Anche al ritorno Juve e Inter non la spuntano, ma è l’attacco un po’ spuntato. Troppi pareggi, poche vittorie: parecchie delle reti realizzate dispensate quando ormai la gara è aggiudicata. O disgraziata, cornuta e mazziata. La doppietta di Troja contro il Napoli non serve: finisce con un elicottero che atterra sul manto erboso della Favorita. C’è un arbitro da salvare, dopo che è successo l’irreparabile: il gesto dell’ombrello di Altafini scatena l’inferno e comincia a piovere. Di tutto, di più: la giacchetta nera Sbardella si salva per il rotto della cuffia. La fa franca anche José, denunciato da una tifosa. Si registra l’ultimo match dal sapore internazionale: l’Inter di Bratislava si aggiudica il match casalingo con tre reti di vantaggio e limita i danni in Sicilia. Il ritorno in Europa, il vero debutto, poiché conta per davvero, è bel al di là da venire. COPPA UEFA, non MITROPA. Palermo-Anorthosis Famagosta, annata DOC 2005. Trentasette anni dopo, una nuova generazione a godersi il vero splendore. Per i veri cuori Rosanero, poco importa: basta vederla in campo, quella maglia. Anche se strisciata, il battito resta forte, sempre e comunque.
Dario Romano
ILPALERMO.NET