
Ne abbiamo sentite tante. Troppe, nel gran rifiuto di fine Luglio: con tutto il bene che ti voglio. L’addio di Silvio lascia un nervo scoperto, inutile nasconderlo. Non mi ha convinto più di tanto, soprattutto per i tempi. Dai proclami sbandierati al vento ad un soffio scaturito dal malcontento, il passo è stato troppo breve. Ce ne faremo una ragione. E mentre dalla stanza dei bottoni si sfoglia l’ampia rosa dei papabili allenatori, riecco i colpi di Brunori. Denari ben spesi, per un attaccante ancora più forte di ogni ottimistica previsione. In spaccata, di testa, dal dischetto: un repertorio completo, che lo porta alla prima tripletta in maglia rosa. Si spalanca anche la porta di casa, dove entrerà il pallone. Tra fiumi di parole e fulmini a ciel sereno, il tuono ha il suo rombo: altro che percorso. La parabola dei Rosanero è scandita dalla parola di Matteo. Stefano Di Benedetto schiera il Palermo con lo stesso modulo di Baldini: saggio, ci mancherebbe altro. Ma è su questo punto che bisogna battere il chiodo: che stia ben fisso. Il profilo di Eugenio Corini, prima certo e adesso soltanto in pole, garantisce serietà e professionalità, la conoscenza giusta dell’ambiente ed una dose di riconoscenza non indifferente. Ma non convince, ammettiamolo. In panca, il Genio non ha impressionato. Mi ha colpito, d’altro canto, il non voler agire in fretta. Il City Group sta vagliando: è cosa buona e giusta. Spero tengano conto anche del modulo che ci ha portato in alto: le vittorie in serie in trasferta nascono dall’approccio tattico e psicologico. La mentalità: un altro punto da tenere in considerazione. Battuta l’onesta Reggiana dell’ex Aimo Diana, ci si appresta ad una gara dal sapore dolce della massima serie. Godiamocela, perché la festa di un Giugno indimenticabile, nella nostra testa, non è ancora finita.
Dario Romano
ILPALERMO.NET